giovedì 12 dicembre 2013

L'AVVENTURA DEL LAVORO (II PARTE)


E il primo mese di lavoro è quasi passato.
Diciamo che mi sono parzialmente ambientata, soprattutto dopo aver capito (anche se "capito" è un parolone) cosa dovevo fare e come lo dovevo fare, e dopo aver conosciuto dei colleghi simpatici (e solidali).

Però, non ho fatto in tempo a ingranare che già due settimane fa i capi hanno convocato me e tutti i colleghi (anche quelli del team tedesco) a una riunione durante la quale ci hanno annunciato che: la società per cui lavoriamo si trasferirà in Polonia entro pochi mesi.

Doccia fredda per tutti? In realtà no. Anzi, la reazione di tutti mi ha stupita. Diverse persone già pensavano di andarsene da tempo, quindi si troveranno solo costretti a compiere quel passo per cui da soli forse non avrebbero mai trovato il coraggio; per altre (quei pochi con famiglia e casa qui) è stata una sorpresa di certo più sgradita. 

E' stato divertente notare come questa notizia abbia fatto volare subito con la fantasia alcuni miei colleghi: "Io me ne torno qualche mese in Italia in vacanza", "Io finalmente mi visito il Sud-America", "Io faccio quel corso che non avevo mai tempo di seguire"...

E per quanto riguarda me? Beh... Appena ho sentito che la sede di Dublino chiudeva ho pensato: "Evvai! Mi rimetto a cercare altro!"
Poi, però, quando hanno comunicato che fino a maggio (molto probabilmente, ma in ben pochi ci credono) sarebbero rimasti qui e, quindi, ci avrebbero tenuti tutti fino ad allora (in teoria...mooolto in teoria), ho avuto due reazioni:
1. Mi butto sotto uno dei tanti ponti sul fiume Liffey.
2. Beh, dai, per fortuna ho lavoro fino a maggio.

Eh, sì... Il mio istinto in questo caso è piuttosto irragionevole.

(Serena)


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