Circa un
mese fa ho realizzato che non sarei riuscita a tornare a casa in Italia per
Natale. In un primo momento ho pensato che fosse una cosa piuttosto triste, ma
con il passare dei giorni mi sono resa conto che invece sarebbe stata
un’occasione da non sprecare.
Quando ero
piccola, il Natale era una cosa bella, arrivavano i regali nella notte tra il
24 e il 25, e poi di nuovo il 6 con la Befana; facevamo l’albero e il presepe
(che poi mia madre modificava sempre tornando a casa dal lavoro, perché mio
padre non aveva gusto e io e mia sorella avevamo messo le decorazioni in modo
un po’ maldestro); e poi c’erano le vacanze da scuola!
Col passare
degli anni è diventato tutto banale e noioso. Ci annoiavamo talmente a fare
l’albero che mio padre ormai ha preso l’abitudine a metterlo via già fatto,
così che l’anno dopo scende (dalle stelle) dalla mansarda con l’alberello a cui
mancano solo le lucine (che ovviamente escono da uno scatolone aggrovigliate in
modo impossibile). Per quanto riguarda il presepe, da piccola mi piaceva
prendere i personaggi e cambiargli posto, facendogli vivere storie che nemmeno
Beautiful (ovviamente con Giuseppe e Maria come protagonisti, e aggiungendo
Gesù Bambino, che in realtà non doveva fare la sua comparsa fino alla
mezzanotte del 24); gli facevo scalare anche l’albero di natale (perché di
solito il presepe trovava posto sotto la sua mole (mole?) verde)! Tanto bastava
rimettere tutto a posto prima che vedesse mia madre. Con il tempo, non essendo
credente, del presepe non mi è importato più niente. L’albero invece mi fa
pensare a popoli antichi e a leggende nordiche, quindi sono una sua grande fan!
E come non
parlare del cenone con i parenti? ANSIA! No, col mio carattere solitario anche
una sola sera di trambusto può sconvolgermi, senza contare il nervosismo che si
respira di solito in casa tra mia madre e mio padre durante i preparativi
(perché noi abbiamo casa grande, ed è logico che vengano tutti da noi). Poi
durante la serata la compagnia mi fa piacere, ma il prima e il dopo (la
desolazione e il senso di abbandono che si provano dopo le feste) non mi
mancheranno sicuramente.
Considerando
tutto ciò, potete ben capire che il non passare un Natale a casa per me non è
un trauma insuperabile. Eppure, non avendo qui niente di tutte queste cose
scontate, mi sono accorta cos’è che mi manca davvero.
Qualche
giorno fa, ad esempio, ero contenta come una bimba dopo aver comprato un mini
alberello da 3€ e averci messo su le lucine. Oppure improvvisare di tanto in
tanto un karaoke natalizio con la mia coinquilina. O chiedere ai miei di
inviarmi un pacco con le cose che mi mancheranno: i dolci di mamma, quelli
panteschi di zia… Ma quando arriverà il pacco gli dedicherò un post!
La mia soddisfazione natalizia del 2013 :D |
Mi mancherà
regalare a mio padre il libro che voleva tanto, o la faticaccia per trovare un
regalo a mia madre (che ha gusti difficili come i miei), o mettermi d’accordo
con mia sorella sul budget da spendere per il pensierino da scambiarci; mi
mancherà invitare Giulia e famiglia a cena la Vigilia all’ultimo momento
(facendo entrare in crisi mio padre per il numero di sedie disponibili); mi
mancherà parlare con Rosy, altra persona insostituibile nella mia vita, e
confidarmi con la mia madrina Cristina. E infine (ma non immaginate
l’importanza che hanno): I MIEI GATTI!
Spero che
anche gli altri expat che trascorreranno le feste lontani dalle proprie
famiglie possano trovare un po’ di filosofia in questa esperienza :D
(Serena)
Mi sto leggendo tutti i tuoi post in un noioso pomeriggio post festivo...anche il Natale in famiglia puo' essere malinconico! Sono stata a Dublino qualche anno fa...esiste ancora quel famoso fish and chips russo "Bishoff" mi pare si chiamasse...
RispondiEliminaCiao! Sì, è vero, il Natale può essere bello o malinconico sia in famiglia che non... Dipende da come ci si sente dentro di anno in anno.
RispondiEliminaIl fish&chips Bishoff c'è ancora, certo!! :D