18/11/2013
Avete presente quelle volte in cui sembra di vivere nella
puntata più tragica del proprio telefilm preferito? Ecco, a me sembra di
sentire anche la musica di sottofondo.
È il mio secondo giorno di lavoro e sto scrivendo su un
pezzo di carta volante proprio in ufficio, perché incredibilmente è tutto il
giorno che non ho niente da fare. Nessuno mi si fila, sono invisibile a tutti,
perciò… scrivo.
Sono stata appena assunta nel servizio clienti di una
compagnia assicurativa piena di lavoro arretrato da smaltire. Eppure sì, me ne
sto qui senza far niente.
Diciamo subito che io sono laureata in lingue e non ho mai
sentito parlare di questa roba brutta che comprende sostantivi come premi, riscatti totali, riscatti in casi di
morte ecc ecc. Ma non fa niente, dato che cercavano proprio qualcuno senza
esperienza nel settore. Peccato che non abbiano un programma di training e
nessuno abbia tempo per starmi dietro. Sarò costretta ad assorbire certe
nozioni per osmosi, boh…
Comunque, alle 9 del mattino di venerdì 15 novembre è
iniziato l’incubo. Per prima cosa mi sono stati presentati tutti insieme una
trentina di colleghi, e non ho fatto nemmeno in tempo a guardarli in faccia,
figuriamoci a sentire i nomi! Poi un’anima pia ha speso una mezzora del suo
tempo per spiegarmi del tutto a random delle cose di cui ho capito l’1%.
La
tappa successiva è stata l’assegnazione di un computer, che per caso era libero, insieme alla richiesta: “Controlla questi documenti provando a mettere in
pratica quanto hai capito”. Io ho spiegato di non aver colto quasi nulla, ma loro
devono aver interpretato il mio “quasi” come un “tranquilli, ce la posso fare!”
Ma NO! Ho fissato il pc per tutto il giorno cercando di
cliccare qualche tasto giusto, ma senza l’aiuto di un’altra santa non sarei
riuscita a concludere proprio niente. E poi, guarda caso, mi avevano assegnato dei
documenti che si sono rivelati con qualche difettuccio per cui io non avrei
nemmeno potuto lavorarci su.
C’erano momenti in cui ricacciare indietro le lacrime è stato difficilissimo, ma sarei anche potuta scoppiare in un pianto disperato, tanto
non se ne sarebbe accorto nessuno.
Alle 17,30, uscita dall’inferno ho avuto l’impulso a
chiamare mia madre. Strano, molto molto strano, perché di solito, da brava
primogenita femmina, penso sempre prima a mio padre. Eppure in quel caso non
potevo fare a meno di ripetermi: “Voglio mamma!!!” E appena ho sentito la sua
voce sono crollata (i passanti invece hanno fatto molto caso alle mie lacrime).
Immaginate quella povera donna, con una figlia lontana in lacrime al telefono
che non riesce nemmeno a spiegare perché piange. Avoglia lei a ripetermi che
non era colpa mia, che loro erano consapevoli del fatto che non avessi
esperienza, e che posso benissimo starmene lì senza far niente e prendermi lo
stesso lo stipendio. Grazie mamma…
Oggi, secondo giorno, durante il viaggio di un’ora e venti (che
dovrà diventare un’abitudine) continuavo a dirmi che ce la potevo fare, che non sono
mai stata una che si lascia spaventare da un solo giorno andato male ecc ecc…
Sono quasi le 17 e posso affermare che oggi è andata peggio
del primo giorno. Posso dire di aver scoperto che per una persona come me che
odia perdere tempo, il non fare niente è logorante!
Ma stasera: VOGLIO PAPA’!
Cerchiamo di autoconvincerci ._. Aggiornamenti nella prossima puntata.... (Serena) |