sabato 28 dicembre 2013

SPACCHETTAMENTO DEL PACCO DALL'ITALIA!

E il 27 Babbo Natale ha fatto gli straordinari solo per me! Prima di Natale, infatti, avevo chiesto ai miei di spedirmi un bel pacco imbottito di dolci, prodotti vari, insieme a cose più "utili", di cui sapevo avrei sentito la mancanza in questi giorni.
Purtroppo il pacco-valigia non ha fatto in tempo ad arrivare prima della Vigilia, ma c'è stato comunque un bell'effetto sorpresa. L'arrivo infatti era previsto per il 30, e invece...
Ieri mattina la mia coinquilina mi urla "Serena, c'è il furgone del corriere qui fuori!!" E ci siamo messe entrambe in finestra ad aspettare che il tizio uscisse dal furgone. Appena ho visto la valigia mi sono catapultata giù, quasi senza lasciare il tempo all'addetto di suonare il campanello.
Che dire? No, non aggiungo niente. Solo che sono stata taaaaaaanto contenta, e il resto è tutto nel video di cui metto il link qui sotto (purtroppo ho avuto problemi a caricarlo qui 
:( ). 




(Serena)







CUCCIOLI IN VETRINA

Ci risiamo... Cuccioli in esposizione in delle teche senza cibo e circondati dai propri bisogni che cercano di evadere.......   ( Giulia )









VI PRESENTO MILA 
(in arte Milla ^^)
Io e Serena siamo amanti dei gatti! sono animali stupendi e affascinanti =)
Secondo una leggenda irlandese "gli occhi di un gatto sono finestre che ci permettono di vedere dentro un altro mondo"   (Giulia)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

venerdì 27 dicembre 2013

IL MIO NATALE

Quest'anno ho passato il Natale qui a Latina; fino a qualche anno fa partivo con la mia famiglia tutti gli anni e trascorrevo le feste natalizie dai parenti, in Sicilia e in Sardegna (un paio di volte in Veneto). Ricordo il Natale di quando ero piccola, quelle lunghe tavole imbandite con tante cose buone della tradizione locale, i decori, i bigliettini di auguri preparati con impegno; ovviamente c'era il momento dei regali, che noi bambini aspettavamo con impazienza. Ma al di là dei doni, che fanno parte dell'atmosfera di festa, non si perdeva mai di vista il vero senso del Natale: si andava tutti insieme in chiesa per la messa, si pregava, anche  a casa , e poi c'erano i canti di Natale, il presepe... insomma vivevamo il Natale vero, con tutti i suoi significati, lo stare insieme, la condivisione, l'allegria, il sentirci vicini. Sono contenta che i miei parenti, mia mamma, mia nonna, mia zia, ecc mi abbiano trasmesso tutto questo (che da piccola non capivo a pieno, ma che poi ho maturato autonomamente): perché il Natale è una festa cristiana.
Spesso invece assume un significato diverso: diventa una scusa per fare festa (ma festa di cosa, se non ci si crede?) con un mero ed eccessivo consumismo (che va al di là dello scambiarsi dei piccoli doni come contorno a una festa che ha significati profondi); così si compra e si ricompra, anche freneticamente, affinché i regali siano pronti in tempo; ma quando arriva quel "tempo", mi chiedo se tutti quelli che hanno un dono, lo scambino ricordandosi che cos'è che si festeggia.
Leggevo l'articolo di Serena su come si vive il Natale in Irlanda...è bello che sia così! Lì i negozi il 25 dicembre sono chiusi.. qui in Italia, non solo nelle grandi città ma anche a Latina, diversi negozi e supermercati restano aperti, per permettere di fare la spesa e shopping anche in questo giorno. Ma lo shopping si può fare sempre! perché proprio a Natale? A volte il Natale viene "svuotato" da significati e azioni che non gli appartengono. Perché un Natale felice è un Natale passato con la propria famiglia ( per quanto possibile) o comunque con delle persone care, a sperimentare la condivisione, a ricordare dei bei momenti , a fare dei giochi tutti insieme e a sentirsi partecipi del miracolo di questo giorno...e non a provarsi vestiti o essere distratti da altre cose in quello che in questo giorno a me sembrerebbe un triste negozio.
Il Natale non è babbo natale e tutte le cose superficiali che i media diffondono: è la nascita di Gesù Bambino, è la pace, la speranza, la fede, il fare qualcosa per gli altri, il volersi bene.

(Giulia)

giovedì 26 dicembre 2013

TUTTO CHIUSO ON CHRISTMAS DAY!


                                                                                                                                           25/12/2013
A Dublino il 25 dicembre è tutto chiuso. 
Sono pochissimi i locali che restano aperti, i negozi sono chiusi e non passano nemmeno i mezzi pubblici (i pochi taxi che lavorano sono tutti prenotati). A noi italiani, abituati alle attività che restano aperte ogni giorno, di certo la cosa ha dell’incredibile.
Per gli irlandesi il giorno di Natale si passa a casa con la famiglia, categoricamente. Anche per noi è tempo di famiglia, ma non necessariamente casalingo.
Ho sentito diversi italiani lamentarsi (anche in casa tra coinquilini ci siamo trovati a discuterne) di questa abitudine, ma è un dato di fatto che quando si va in un altro paese ci si debba adeguare. Il fatto che oggi ci fosse una bellissima giornata di sole purtroppo non ha aiutato.






A me ha fatto piacere scoprire questa abitudine irlandese! Di solito non mi piace troppo andare per negozi, penso che poi c’è tutto il resto dei week-end dell’anno per uscire, e che se si sta bene con le persone si può rimanere benissimo tappati in casa il giorno di Natale (considerando il mio carattere solitario, anche se mi fossi trovata in casa da sola avrei trovato un modo per trascorrerlo). In fondo dovrebbe essere proprio questo il senso del Natale, no? Io non sono credente, ma ho imparato a vedere il Natale come un’occasione. Possiamo far capire quanto teniamo alle persone durante tutto l’anno, ma è bello avere una scusa durante l’anno che ci trattiene (volenti o nolenti) dagli impegni che abbiamo ogni giorno e che ci distraggono troppo da quello che realmente vorremmo fare se avessimo più tempo libero. Quindi per me il Natale è una scusa, una scusa per fare piccoli pensierini a persone a cui tengo, una scusa per pensare a tante cose (per una volta mi impongo di fare solo pensieri ottimisti), una scusa per ingrassare senza sensi di colpa (per il momento!) e una scusa anche per un po’ di buona e sana nullafacenza!

Però c’è una cosa che non capisco: i mezzi pubblici. Non mi è sembrato giusto che in una grande città come Dublino non si debba garantire l’opportunità a chi non possiede una macchina propria o un taxi prenotato di poter raggiungere un amico o un parente che vive lontano. Sicuramente anche questo è un pensiero da italiana in Irlanda. Qui di certo sono abituati al disagio, e quindi anche a porvi rimedio.

Però domani è tutto aperto! E iniziano i saldi (anche se per me, che per ora posso solo guardare senza comprare, sarà una palla!)! Quindi domani tutti in centro (per una merenda in uno dei miei caffè preferiti)!


Non c’è dubbio che fare una passeggiata in centro oggi e vedere i pub tutti chiusi sarebbe stata un’esperienza!

(Serena)

mercoledì 25 dicembre 2013

PICCOLE GRANDI COSE PER UN VECCHIO NUOVO NATALE


Nello scorso post ho spiegato che quest’anno non sarei stata in Italia a Natale, e che quindi mi sono circondata di piccole cose che potessero rendere davvero natalizio questo periodo. Ecco una piccola lista.

Prima di tutto: lucine, le fairy lights, che solo il nome (quello inglese) suggerisce qualcosa di magico (=luci delle fate). Già tempo fa ne avevo messe alcune tutte colorate sulla testiera del letto (che cosa kitsch), e siccome il colore predominante è il verde, devo dire che fa molto “Natale in Irlanda”.



Seconda cosa: tè! Io sono un’amante di tè e tisane, e poco tempo fa al negozio di alimentari polacco sotto casa ne ho trovate due al mulled wine, una ai frutti di bosco e una al miele.



Terza “cosa”: Christmas Tea Party a casa di Cristina e Vittorio, una coppia di amici italiani conosciuti qui. Cristina è lo spirito natalizio fatto persona, quindi non c’è stato niente di meglio come riscaldamento pre-natalizio!





E poi c’è stato il “Winterval”, il festival del Natale della città di Waterford, a un paio d’ore da Dublino. Lì io, Vittorio e Cristina siamo tornati un po’ bambini, con giro sulla giostra vittoriana con i cavalli, un tour della cittadina medievale in trenino, una passeggiata nel tempo attraverso la ricostruzione di una villaggio vichingo, mulled wine, dolci e spettacolo di luci.



Per finire, i mercatini natalizi che si possono trovare ovunque in questo periodo…

Ripenso ai passati Natali a Latina e non ricordo niente di tutto ciò; gli unici mercatini che mi vengono in mente sono delle bancarelle ridicole nella piazza principale (una moda nata negli ultimissimi anni), dove chi andava a vendere? Coloro che già hanno un negozio in città… (Non siamo nemmeno capaci a copiare) E per me che mi rovinerei per comprare lavori di artigianato è sempre una tristezza. 

Beh, Buone Feste a tutti!!!

(Serena)

sabato 21 dicembre 2013

DIECI COSE CHE UN'EXPAT FA, MA NON DICE

Ecco il decalogo più in voga al momento tra noi espatriati :D 
Contribuisco anch'io (anche se mi sono trasferita da pochissimo) con le mie "dieci cose che un'expat fa, ma non dice". 


1.Non aver mai dato importanza alla moda, e ritrovarsi a farsi i complimenti da soli davanti allo specchio e al proprio buon gusto (e vabbè, qui ci vuole davvero poco). Poi però trovarsi a uscire in uno stato disastrato per fare la spesa (anche se comunque non mi azzarderei mai ad andarci in pigiama ^^’).

2.Provare un misto di ammirazione (verso l’Irlanda) e rabbia (verso l’Italia) vedendo il modo in cui ogni piccolo resto di muro antico venga valorizzato manco fosse il Colosseo. A volte penso che se un sito archeologico come Pompei si fosse trovato qui, sarebbero riusciti a proteggerlo meglio nonostante la celebre Irish rain.

3.Sentire la mancanza di cibi che in Italia magari nemmeno mangiavo mai, come zucchine, finocchi, carciofi, radicchio…

4.Mangiare porridge a colazione come se l’avessimo sempre fatto (porridge? Che roba strana era fino a 3 mesi fa?), e avere un appuntamento fisso col salmone ogni volta che si fa la spesa.

5.Adottare in modo spontaneo gli orari del Paese in cui ci si trova: mangiare prestissimo, uscire e rientrare presto la sera, abituarsi ai negozi che chiudono alle 6pm…

6.Farsi spedire il sapone intimo da casa, perché se non hanno il bidè (e qui ci siamo inventati un sistema di bacinelle per ovviare all’inconveniente) figuriamoci il sapone…

7.Rendersi conto che ci sono delle parole inglesi che rendono meglio alcuni concetti rispetto a quelle italiane, e usarle in automatico anche quando si sta parlando con connazionali.

8.Vedere dei posti belli e pensare: “Appena mi vengono a trovare i miei o qualche amica ce li devo portare!”

9.Fare merenda in un caffè perché ci sono dei dolci che dobbiamo assolutamente provare, quando in Italia a fare merenda in una pasticceria non ci pensi mica!


10.Ritrovarsi a pensare: “Quando non ci saranno più tutte queste piccole cose nuove a stupirmi, come mi sentirò? Come mi sembrerà allora Dublino?”


Grazie a Valentinache ha avuto l'idea di iniziare questa che poi è diventata una vera catena tra tanti expat in giro per il mondo. Metto qui sotto anche una lista degli altri blog che hanno scritto la loro lista di "10 cose..." :D Buona lettura!




(Serena)

venerdì 20 dicembre 2013

CHRISTMAS IS COMING (II PARTE) - LONTANO DA CASA

Circa un mese fa ho realizzato che non sarei riuscita a tornare a casa in Italia per Natale. In un primo momento ho pensato che fosse una cosa piuttosto triste, ma con il passare dei giorni mi sono resa conto che invece sarebbe stata un’occasione da non sprecare.

Quando ero piccola, il Natale era una cosa bella, arrivavano i regali nella notte tra il 24 e il 25, e poi di nuovo il 6 con la Befana; facevamo l’albero e il presepe (che poi mia madre modificava sempre tornando a casa dal lavoro, perché mio padre non aveva gusto e io e mia sorella avevamo messo le decorazioni in modo un po’ maldestro); e poi c’erano le vacanze da scuola!

Col passare degli anni è diventato tutto banale e noioso. Ci annoiavamo talmente a fare l’albero che mio padre ormai ha preso l’abitudine a metterlo via già fatto, così che l’anno dopo scende (dalle stelle) dalla mansarda con l’alberello a cui mancano solo le lucine (che ovviamente escono da uno scatolone aggrovigliate in modo impossibile). Per quanto riguarda il presepe, da piccola mi piaceva prendere i personaggi e cambiargli posto, facendogli vivere storie che nemmeno Beautiful (ovviamente con Giuseppe e Maria come protagonisti, e aggiungendo Gesù Bambino, che in realtà non doveva fare la sua comparsa fino alla mezzanotte del 24); gli facevo scalare anche l’albero di natale (perché di solito il presepe trovava posto sotto la sua mole (mole?) verde)! Tanto bastava rimettere tutto a posto prima che vedesse mia madre. Con il tempo, non essendo credente, del presepe non mi è importato più niente. L’albero invece mi fa pensare a popoli antichi e a leggende nordiche, quindi sono una sua grande fan!
E come non parlare del cenone con i parenti? ANSIA! No, col mio carattere solitario anche una sola sera di trambusto può sconvolgermi, senza contare il nervosismo che si respira di solito in casa tra mia madre e mio padre durante i preparativi (perché noi abbiamo casa grande, ed è logico che vengano tutti da noi). Poi durante la serata la compagnia mi fa piacere, ma il prima e il dopo (la desolazione e il senso di abbandono che si provano dopo le feste) non mi mancheranno sicuramente.

Considerando tutto ciò, potete ben capire che il non passare un Natale a casa per me non è un trauma insuperabile. Eppure, non avendo qui niente di tutte queste cose scontate, mi sono accorta cos’è che mi manca davvero.
Qualche giorno fa, ad esempio, ero contenta come una bimba dopo aver comprato un mini alberello da 3€ e averci messo su le lucine. Oppure improvvisare di tanto in tanto un karaoke natalizio con la mia coinquilina. O chiedere ai miei di inviarmi un pacco con le cose che mi mancheranno: i dolci di mamma, quelli panteschi di zia… Ma quando arriverà il pacco gli dedicherò un post!

La mia soddisfazione natalizia del 2013 :D


Mi mancherà regalare a mio padre il libro che voleva tanto, o la faticaccia per trovare un regalo a mia madre (che ha gusti difficili come i miei), o mettermi d’accordo con mia sorella sul budget da spendere per il pensierino da scambiarci; mi mancherà invitare Giulia e famiglia a cena la Vigilia all’ultimo momento (facendo entrare in crisi mio padre per il numero di sedie disponibili); mi mancherà parlare con Rosy, altra persona insostituibile nella mia vita, e confidarmi con la mia madrina Cristina. E infine (ma non immaginate l’importanza che hanno): I MIEI GATTI!


Spero che anche gli altri expat che trascorreranno le feste lontani dalle proprie famiglie possano trovare un po’ di filosofia in questa esperienza :D 

(Serena)

martedì 17 dicembre 2013

CHRISTMAS IS COMING (I PARTE)


Quando iniziano gli irlandesi a sentire davvero l'atmosfera natalizia?
Non è stato così scontato capirlo veramente, e ancora ho dei dubbi.
Nei negozi hanno cominciato a vendere decorazioni natalizie già prima di Halloween, e alcune vetrine avevano addirittura ignorato la festa dei mostri per passare direttamente a Babbi Natale e fiocchi di neve.

Questa era la vetrina del Disney Store ad Halloween...

Ormai da mesi nei supermercati vengono distribuiti opuscoli che consigliano prodotti e ricette per cenoni o pranzi del 25.
Da metà novembre sono state accese le illuminazioni per le strade del centro (con tanto di cerimonia ufficiale), anche se devo ammettere di essere rimasta delusa dall'albero pacchianamente ultracolorato che dovrebbe troneggiare in O'Connell Street, una delle vie principali di Dublino.

E questo è ciò che appare di facciata. Ma i veri irlandesi come si comportano?
Finora sinceramente ho visto case meno decorate per Natale di quanto invece non lo fossero per Halloween. 
Da una settimana a questa parte (quindi piuttosto tardi) ho iniziato a notare qualche lucina in più, dentro e fuori le abitazioni. 
Eppure non è niente in confronto al tripudio di colori e luccicume in cui mi ero trovata immersa a Galway, durante l'Erasmus nel 2010. 
Forse questo è ciò che succede nelle grandi città, più dispersive e dove la vita frenetica quotidiana fa perdere di vista anche le tradizioni più sentite... O ci ha messo lo zampino anche la crisi... Chissà?

Vetrina natalizia del Disney Store (voglio andare a vedere "Frozen"!!!)
(Serena)



domenica 15 dicembre 2013

L'AVVENTURA DEL LAVORO (III PARTE)


Le differenze culturali si possono osservare anche sul posto di lavoro, soprattutto se in un ambiente interculturale come quello in cui mi trovo io.
Quindi riporto una lista di particolarità e differenze che caratterizzano noi italiani e i colleghi tedeschi e irlandesi.



ABBIGLIAMENTO:
Si sa, in ufficio è previsto un certo dress code da rispettare, a parte il venerdì in cui ci si può vestire anche da barboni. 

Tedeschi: per loro sembra sempre venerdì. Abbiamo tutti presente il modo di vestire molto casual dei turisti che visitano le nostre città, ma a quanto pare il loro non è uno style prettamente turistico. Trovare una ragazza con un vestitino o una magliettina carina è raro; di solito hanno maglioni, pantaloni da tutti i giorni e scarponcini. 
Irlandesi: il loro abbigliamento dei giorni che vanno dal lunedì al giovedì è distinguibile da quello del venerdì. Sì, non vestono male, anche se a volte sfoggiano degli abitini improbabili.
Italiani: vabbè, è scontato: la mattina siamo quelli che riflettono di più su cosa mettersi.

PAUSA MATTUTINA:
Diciamo subito che nella canteen ci sono tè e caffè gratuiti, più una scelta di dolci, caffè e tè di qualità migliore a pagamento, e degli scaffali pieni di scatole di cereali e muesli di ogni tipo che i dipendenti possono lasciare lì.

Tedeschi: di chi potrebbe mai essere la collezione di muesli e cereali se non dei tedeschi? Loro preferiscono fare colazione appena arrivano piuttosto che entrare in pausa a metà mattina.
Irlandesi: a loro appartengono pochi pacchetti di porridge, ma preferiscono il loro bel tè col latte.
Italiani: noi preferiamo fare la pausa caffè fuori, in un caffè nelle vicinanze dove il caffè è più degno di portare quel nome. Io preferisco restare in canteen e farmi un tè che porto io da casa, perché quello che offrono lì è un pugno nello stomaco (già solo il fatto che in 30 secondi l'acqua diventi nera non è buon segno). 



PAUSA PRANZO:

Tedeschi: li ho incontrati raramente a pranzo in canteen e non ho riscontrato particolarità rilevanti. Si vede che abbiamo orari diversi.
Irlandesi: sono i re indiscussi di piatti pronti e sandwich. Veri esperti nell'uso del microonde: scaldano un po' il piatto, poi tirano fuori il piatto, mescolano bene e rimettono in forno. Perché loro sanno che sennò andrebbe a finire come a noi: il piatto per metà bollente e per metà semifreddo. 
Italiani: noi prepariamo tutto a casa e sfoggiamo una varietà di porta-pranzo e borsette davvero fashion. Se ci capita di prendere qualcosa in canteen siamo sempre un po' diffidenti.

LAVORO:
Chi si impegna di più sul lavoro? Chi si distrae più di frequente? Chi chiacchiera di più? E qui sfatiamo qualche mito.

Tedeschi: sono forse i più chiacchieroni. Un giorno mi sono trovata a usare un computer nella loro area e ho avuto un sottofondo costante di "schw" e "danke" e "tschus" ecc ecc e risate per tutto il giorno. 
Irlandesi: dipende. Alcuni sono silenziosi tanto da sembrare perennemente depressi, altri sono un borbottio continuo e scoppi di risa troppo buffe.
Italiani: a quanto pare, contro ogni luogo comune sulla nostra pigrizia e nullafacenza, siamo i più esauriti proprio per carico di lavoro. Ovviamente cerchiamo di tirarci su (ieri con una gara di torte ad esempio), ma siamo sicuramente i più stressati. 



(Serena)


giovedì 12 dicembre 2013

L'AVVENTURA DEL LAVORO (II PARTE)


E il primo mese di lavoro è quasi passato.
Diciamo che mi sono parzialmente ambientata, soprattutto dopo aver capito (anche se "capito" è un parolone) cosa dovevo fare e come lo dovevo fare, e dopo aver conosciuto dei colleghi simpatici (e solidali).

Però, non ho fatto in tempo a ingranare che già due settimane fa i capi hanno convocato me e tutti i colleghi (anche quelli del team tedesco) a una riunione durante la quale ci hanno annunciato che: la società per cui lavoriamo si trasferirà in Polonia entro pochi mesi.

Doccia fredda per tutti? In realtà no. Anzi, la reazione di tutti mi ha stupita. Diverse persone già pensavano di andarsene da tempo, quindi si troveranno solo costretti a compiere quel passo per cui da soli forse non avrebbero mai trovato il coraggio; per altre (quei pochi con famiglia e casa qui) è stata una sorpresa di certo più sgradita. 

E' stato divertente notare come questa notizia abbia fatto volare subito con la fantasia alcuni miei colleghi: "Io me ne torno qualche mese in Italia in vacanza", "Io finalmente mi visito il Sud-America", "Io faccio quel corso che non avevo mai tempo di seguire"...

E per quanto riguarda me? Beh... Appena ho sentito che la sede di Dublino chiudeva ho pensato: "Evvai! Mi rimetto a cercare altro!"
Poi, però, quando hanno comunicato che fino a maggio (molto probabilmente, ma in ben pochi ci credono) sarebbero rimasti qui e, quindi, ci avrebbero tenuti tutti fino ad allora (in teoria...mooolto in teoria), ho avuto due reazioni:
1. Mi butto sotto uno dei tanti ponti sul fiume Liffey.
2. Beh, dai, per fortuna ho lavoro fino a maggio.

Eh, sì... Il mio istinto in questo caso è piuttosto irragionevole.

(Serena)